Auguri alla compagna Selene Prodi, nuova presidente del Comitato centrale
Il primo Congresso nazionale del PCI, che si è svolto a Orvieto nel mese di luglio ha rilanciato gli obiettivi storici delle comuniste e dei comunisti, la volontà di costruire un Partito forte e coeso, la centralità della lotta per la liberazione delle donne.
In questo quadro il Congresso ha confermato l’esistenza e il ruolo dell’Assemblea delle donne comuniste, rivendicando al tempo stesso l’impegno di tutte e tutti per una più ampia partecipazione delle donne alla vita del partito e ai suoi organismi dirigenti.
Il primo Comitato centrale riunitosi dopo il Congresso ha eletto la sua nuova presidente nella persona della compagna Selene Prodi: una giovane donna, che ha già ricoperto cariche importanti come quella di segretaria regionale dell’Emilia Romagna.
L’Adoc, nel felicitarsi per questa decisione assunta all’unanimità e nel fare i migliori auguri di buon lavoro alla compagna Prodi, invia un saluto affettuoso anche alla compagna Manuela Palermi, che nei due anni passati ha svolto la funzione di presidente del Cc, in una fase politica difficile e complessa. Anche a lei i migliori di buon lavoro nelle nuove funzioni che le saranno affidate.
Hiroshima-Nagasaki World Conference
«Quali i prossimi passi verso un mondo libero dalle armi nucleari, dopo lo storico Trattato per la proibizione delle armi nucleari votato dalle NU nel 2017, il Premio Nobel per la Pace 2017 a ICAN e il recente vertice Nord Corea – Stati Uniti?»
Messaggio di saluto alla Conferenza mondiale e al Forum delle donne contro le bombe A e H (Hiroshima – Nagasaki, 3-9 agosto 2018)
Care amiche *
È nostra convinzione profonda che la messa al bando di tutte le armi nucleari sia una aspirazione condivisa da tutte le donne e che sia una necessità imperativa affermare il principio che la produzione e l’utilizzo di esse vanno proibiti sulla base del Diritto Internazionale, in considerazione delle loro devastanti conseguenze sul piano umanitario e del rischio sempre più concreto che esse vengano usate.
La fine della «guerra fredda» avrebbe potuto porre fine anche alla corsa agli armamenti nucleari, ma così non è stato: si è passati dall’«equilibrio del terrore» della guerra fredda a un più pericoloso «squilibrio del terrore», che oggi trae origine dalla pretesa della superpotenza nordamericana di accrescere il proprio vantaggio su tutti gli altri paesi, sia nel campo degli armamenti convenzionali ad alta tecnologia, sia in quello degli armamenti nucleari.
Il possesso di armi nucleari conferisce ad un paese lo status di potenza: oggi sono nove i paesi che le posseggono e almeno altri 30 sarebbero in grado di fabbricarle. Nell’attuale situazione di «squilibrio del terrore», aumentano le probabilità che altri paesi, oltre a questi, cerchino di procurarsele. A quelli che possiedono un arsenale nucleare bisogna aggiungere poi i paesi che “ospitano” armi nucleari altrui.
L’Italia in teoria sarebbe un paese non nucleare, perché nel 1975 ha ratificato il Trattato di Non Proliferazione nucleare impegnandosi (art. 2) a non produrre e non accettare sul proprio suolo armi nucleari. Invece ospita 90 testate atomiche Usa. «Deve» accettarle, si dice, in quanto paese alleato degli Usa e facente parte della NATO e «deve» anche impegnarsi ad addestrare piloti italiani al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato, a beneficio di un’alleanza politico-militare la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva. L’Italia viola con ciò anche la propria Costituzione (art.11).
Per un mondo pacifico e giusto, libero da armi nucleari
La denuclearizzazione e la pace sono possibili in Asia orientale
Condanniamo il vile attentato al Presidente del Venezuela Bolivariano Maduro
Ci associamo con tutto il cuore e la volontà d’azione alle parole della compagna Lorena Pena Mendoza, Presidente della Widf-Fdim, di condanna dell’attentato contro il presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela Maduro. Le forze reazionarie venezuelane, sostenute dalla Colombia e dagli Stati Uniti, sconfitte ripetutamente sul piano politico, dopo aver favorito lo strangolamento economico del paese, sostenendo l’embargo, tornano a servirsi del terrorismo e della violenza per raggiungere i loro scopi. L’attacco al palco del presidente Maduro condotto con droni è un vero e proprio atto di guerra, nel quale si mescolano la consueta vigliaccheria delle forze fasciste e le tecnologie più avanzate messe a disposizione dai loro alleati e foraggiatori.
Di fronte a questa guerra, che coinvolge anche gli strumenti di informazione o disinformazione di massa in tutto l’Occidente, la risposta e la mobilitazione sollecitate dalla compagna Pena Mendoza dovranno essere il più possibile forti ed estese.